L'IMPORTANZA DELLE FONTI

di IDA BONOMO e MARIA IOVENITTI SOFIA

A San Martino c’erano due fontane: una che si trova vicino alla Chiesa di San Martino e quella storica. La fonte vicino alla chiesa vecchia era molto importante soprattutto per gli anziani perché era molto vicina alle abitazioni e loro non potevano camminare molto.
Ai tempi l’acqua non era molta e si faceva quasi a gara per prenderla. Io mi alzavo molto presto con nonna. Dovevamo prendere l’acqua sia per il cavallo che per il nostro negozio, in cui avevamo un serbatoio che riempivamo e durava tutta la giornata.
Se dovessi semplicemente prendere l’acqua saresti andato alla fontanella, ma se avessi dovuto lavare i panni ci sarebbe stato bisogno della fonte grande. Ricordo che, quando ci si recava, bisognava portare i recipienti in testa. Andavi inizialmente per prendere il posto, dopodiché ci tornavi all’orario stabilito.
L’uso della fonte era molto importante perché l’acqua in casa non c’era ai tempi. Il fattore positivo era la compagnia e le chiacchierate che si facevano lì.

Già quando avevo sei anni, mio padre mi aveva fatto una tavoletta piccola che in dialetto Picenzaro chiamiamo “pretola”. Con questa e con un secchio pulivo le cose più piccole. Man mano che sono cresciuta, ho dovuto lavare per tutta la mia famiglia perché noi a casa eravamo sette persone.
Quando si lavavano le lenzuola, il processo durava come minimo due giorni. Il primo giorno ci si metteva il sapone e si risciacquavano. Il secondo giorno ci si faceva il bucato con la cenere. Si faceva bollire l’acqua e dopodiché ci si inseriva la cenere, che si faceva filtrare. Una volta fatto, lo si passava sui panni per disinfettarli.
Ovviamente tutto questo quando c’era l’acqua. Perché, se per caso, in un inverno non faceva molta neve, l’acqua era poca. Quando succedeva, dovevi dare la priorità agli animali che dovevano bere e dovevi rimandare il lavaggio dei panni. In questo modo si lavava una volta.

Alla fontanella vicino alla Chiesa di San Martino non ci si poteva lavare i panni perché altrimenti l’acqua andava sprecata, visto che non ce ne era molta. Io ogni tanto ci andavo comunque a rischiarare dei panni. Lì davanti ci abitavano Rosinella e un signore chiamato “Zi’ Umberto”. Quando vedevo Rosinella gli chiedevo di non far uscire Umberto, poiché, essendo una guardia, si sarebbe arrabbiato. Erano bei momenti, anche divertenti.
Alla fonte antica andavamo a lavare i panni e ricordo che ci stava tanta gente. Bisognava portare una grossa bagnarola con tutti i panni che si dovevano lavare. Il sapone lo facevamo noi. Diciamo che, rispetto ad oggi, la mia generazione ha sofferto molto.

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