di ANGELO DI FABIO

Quando eravamo piccoli facevamo quelli che per noi erano “i soliti giochi”. Uno, ad esempio, è “salta la mula”. Consisteva in una fila di persone che si accucciava a terra e una persona che doveva saltare sopra di essi senza toccarli. Qualora si toccasse una delle persone a terra, si prendeva il loro posto.
Un altro gioco era la corsa con il cerchio. Si utilizzava il cerchio di una bici, senza raggi, e lo si attaccava ad una stanghetta. Una volta montato, lo si faceva correre e si facevano delle gare.
La domenica si andava a ballare e se avessi voluto chiedere ad una ragazza di venire con te, saresti dovuto andare prima da suo padre a chiedere il permesso.
Quando faceva freddo ci riunivamo nelle stalle. Lì giocavamo a carte, a morra, oppure ascoltavamo i racconti dei vecchi. A giochi come morra, ci giochiamo tutt’oggi.

La mattina presto, come le due o le tre, ci si alzava per andare a falciare e quando arrivava l’ora di andare a scuola si ritornava a casa, ci si lavava e dopodiché si andava a lezione.
Sia di giorno che di notte, molto spesso, giocavamo a nascondino intorno al forno a Piazza Palazzo. Lì ci sono molti vicoli e il gioco diventa molto competitivo.
Eravamo tanti bambini, ma non sempre giocavamo tutti assieme. Qualcuno giocava a carte, qualcuno a nascondino. C’erano tanti giochi da fare.
Quando scendeva la neve, sempre a Piazza Palazzo, giocavamo a tirarci le palle di neve. Inoltre, utilizzavamo il ghiaccio come scivolo e ci si divertiva molto.