di PIERINO, LISA, FRANCO e TITINA

Per organizzare la sagra bisogna metterci il cuore e tanto amore. Bisogna essere tutti uniti. Noi ci auguriamo che vada bene quest’anno e nei prossimi. Questa tradizione non deve scomparire. Viviamo la sagra più bella di tutta la vallata aquilana.
Quando si organizza la sagra bisogna cercare di andare d’accordo. C’è bisogno dell’aiuto di tutti quanti. Ci deve essere molta gente ad aiutare. Ci vuole più amore e meno ignoranza.
La sagra si fa il 17 e il 18 agosto, ma per organizzarla non si inizia di certo il giorno prima. Bisogna iniziare a lavorare venti o trenta giorni prima. Ci sono molte cose da sbrigare prima di quei giorni. Ci si deve accordare con i fornitori, si devono trovare degli sponsor e fare mente locale dei soldi che si hanno per organizzare tutto. Quando eravamo noi a gestire il tutto, eravamo d’accordo che gli elementi che prendevamo li pagavamo dopo la sagra. Se, per esempio, si prendevano dieci quintali di un alimento, ma ne si consumavano nove, quello che rimaneva si consegnava e quello che si era consumato lo si pagava. In questo modo si risparmiava. Inoltre, andavamo spesso in giro in cerca di sponsor. Una volta andammo ad una grande ditta di bevande e riuscimmo a farci fare una grossa sponsorizzazione.
Prima della sagra ci sono moltissime cose da fare. Chiunque possa venire a fare una mano, deve farlo. Qualunque aiuto che si può dare deve essere accettato. Quando abbiamo iniziato noi ad organizzare delle cene, non avevamo niente. Adesso c’è un ben di Dio che solo noi abbiamo ed è tutta proprietà di Picenze.
Questo è stato possibile perché, ogni anno che con la sagra rimediavamo qualche soldo, ci compravamo qualcosa di utile che potesse servire per l’anno dopo.

Inizialmente le pentole ce le prestava Barisciano, poi con il guadagno siamo riusciti a comprarle. Stessa cosa per il garage che abbiamo sotto la cucina. Il miglioramento è stato possibile grazie alla collaborazione delle tre frazioni. Lavoravano tutti in sinfonia, cercando di andare d’accordo. Con amore e tanta forza. Io e tutte le signore che avevo a fianco iniziavamo un mese prima a pulire. Eravamo una grande forza. Io personalmente ringrazio chiunque abbia portato un contributo alla sagra, anche tutte quelle persone che sono venute a mangiare. Soprattutto chi sta lavorando adesso. Gli faccio i miei auguri e spero che vada tutto bene.
Durante la preparazione non si aveva un ruolo preciso, si faceva ciò che serviva in quel momento.
Tutti quanti davano una mano. Pierino andava con il suo camion a rimettere la roba nel magazzino mentre noi passavamo la scopa per tutto il cortile.
La notte della sagra si facevano le tre o le quattro. Tutti quelli che collaboravano dovevano pulire la strada perché il giorno dopo passava l’autobus. Bisognava spostare tutti i tavoli. È per questo che dico che il lavoro della sagra non è solo quei due giorni, una volta finita c’è molto ancora da fare.
Io con il camion andavo a caricare e scaricare i gazebi per più di una o due volte. Tutto a spesa mia. Non ho mai approfittato di un centesimo. Lo facevo perché mi piaceva aiutare.
Pierino non ha mai chiesto un goccio di benzina.
Quei giorni viene molta gente e il paese riprende a vivere. Era rimasta solo la nostra di sagra, quella di Barisciano e quella di Navelli. Era una delle sagre più grandi che ci stava. Arrivavano ad esserci anche diecimila persone. Ricordo che nel bel mezzo della sagra andavamo sul terrazzo e, vedendo tutta la piazza affollata, era in quel momento che ci si sentiva veramente soddisfatti. Non lo facevamo per noi, ma per il buon nome del paese.
Per andare avanti devi lavorare tanto e ci devi mettere tanta buona volontà. Bisognava sistemare tutto prima che aprissero le casse. È un lavoro faticoso. Con le caldaie grosse dovevi stare molte ore in piedi a girare il sugo. Non potevi rischiare che si attaccasse. Quando usavamo le pentole che ci prestava Barisciano, per scolarle, due persone le prendevano una al lato e un’altra all’altro lato. L’acqua bollente che ti schizzava sulle gambe ti faceva vedere le stelle.
Prendevamo tutti gli ingredienti che servivano. Uova, farina e quant’altro. Facevamo un impasto per gli strozzapreti che durava assai e un altro per le pizze fritte, che più le fai morbide e più sono buone. La mia ricetta non la darò a nessuno.