Un monumento – forse il più apprezzato dai picenzari – che viene ben custodito da più di mezzo secolo. Fu, infatti, costruito – come riportato sull’epigrafe – nel 1488. Nella sua grandiosità, risaltano all’occhio alcuni particolari. Il primo è sicuramente lo stemma araldico, composto da diversi simboli che rappresentavano – probabilmente – il contado di Picenze all’avvenire dell’Epoca Moderna che è composto da:
- un simbolo, simile ad una corona, che rappresenta la famiglia nobile Camponeschi – vissuta tra l’Aquila e Picenze tra 1100 e 1500 – e lo si ritrova in diverse abitazioni;
- l’aquila rappresentante l’omonima città. Picenze, infatti, è una delle Universitas che partecipò alla fondazione di quest’ultima nel 1264;
- il frammento di un altro simbolo non riconoscibile. Si può ipotizzare che fosse quello dell’IHS di San Bernardino;
- un castello composto da tre torri con una fontana riportata nella parte inferiore. La sua presenza rappresenta uno dei più grandi misteri della storia del paese, poiché, di quelle tre torri, ad oggi ne si vede solamente una. Anche se, come riportato da diversi anziani del posto e come disegnato in questo stemma, in passato ce ne sarebbero state bel altre due;
- un simbolo religioso, rappresentate la fede della comunità.
Situata poco più in basso dello stemma, è presente un epigrafe riportante una frase in latino arcaico:
“Picenze si giova di una viva fonte – segno luminoso di pace – della sua nobile origine (pelle) dall’8 gennaio 1488”.